Ο Έλληνας "Φώκνερ" Χρ. Οικονόμου δίνει συνέντευξη στην ιταλική εφημερίδα L' Unità
Ιταλία: «Ζούμε σε μια μεταπολεμική Ελλάδα», δηλώνει ο συγγραφέας Χρήστος Οικονόμου στην εφημερίδα L’ Unità
«Η άποψή μου είναι ότι χάσαμε τον πόλεμο και ζούμε σε μια μεταπολεμική Ελλάδα», δηλώνει ο συγγραφέας και δημοσιογράφος Χρήστος Οικονόμου στην εφημερίδα L’ Unità.
Το βιβλίο του κ.
Οικονόμου «Κάτι θα γίνει, θα δεις», που απέσπασε το Κρατικό Βραβείο Διηγήματος
2011, μεταφράσθηκε πρόσφατα στα ιταλικά, με τίτλο «Qualcosa capiterà, vedrai», αποσπώντας
επαινετικά σχόλια από την δημόσια τηλεόραση Rai και πολλές εφημερίδες.«Τον πόλεμο αυτό, τον
χάσαμε, με ευθύνη, κυρίως, της πολιτικής ηγεσίας, και μάλιστα χωρίς να πέσει
ούτε μια ντουφεκιά. Ζούμε, λοιπόν, στην μεταπολεμική Ελλάδα. Η Ελλάδα είναι
μικρή χώρα, δεν μπορεί να τα βγάλει πέρα μόνη της. Το αν θα καταφέρει να
επιβιώσει, εξαρτάται σε μεγάλο βαθμό από τις αποφάσεις των ισχυρών της Ευρώπης.
Αν αυτοί κάνουν κάτι για να σωθεί η Ευρώπη, έχει καλώς. Αλλιώς, του χρόνου η
κατάσταση θα είναι πολύ χειρότερη. Και όχι μόνο για την Ελλάδα, βέβαια»,
συμπληρώνει ο έλληνας συγγραφέας, στην συνέντευξή του προς την Unità.
Παράλληλα, σε ότι αφορά το
βιβλίο διηγημάτων του (πρόκειται σύντομα να εκδοθεί και σε γερμανική μετάφραση)
τονίζει ότι «προσπαθεί να μην μπερδεύει τη δημοσιογραφία με τη συγγραφή», διότι
«δεν γράφει λογοτεχνία από προσωπική αντίδραση» αλλά διότι επιθυμεί «να δώσει
ανθρώπινο πρόσωπο στις απρόσωπες, και πολλές φορές απάνθρωπες, δυνάμεις που
προσπαθούν να καθορίσουν τη ζωή μας: την πολιτική, την οικονομία, την εξουσία,
τη βία, τη φτώχια».
Στην ερώτηση, τέλος, «ποία είναι η άποψή σας, για την περίπτωση της Ελλάδας;
Χρειάζεται έξοδος από το Ευρώ, παραμονή, ή δυο ξεχωριστά ευρώ, πλουσίων και
αδύναμων;», ο Χρήστος Οικονόμου, μεταξύ άλλων, απαντά: «λυπάμαι —και τρομάζω—
που εκατομμύρια απλοί πολίτες στις λεγόμενες ισχυρές ευρωπαϊκές χώρες δεν
θέλουν, ή δεν μπορούν να βγουν από τον μικρόκοσμο τους και να δουν τι συμβαίνει
δίπλα τους. Αναρωτιέμαι τελικά: Εκτός από το κοινό νόμισμα, δεν μας συνδέει πια
τίποτα άλλο εμάς τους Ευρωπαίους;»
του Θ. Ανδρεάδη - Συγγελάκη
«Qualcosa capiterà, vedrai»
La guerra persa della Grecia
Intervista allo
scrittore e giornalista Christos Ikonòmou: «E' come se vivessimo in un Grecia
post-bellica. Il paese non può farcela da solo. Tocca ai potenti dell'Europa».
A pochi giorni dall’approvazione del nuovo pacchetto di sacrifici e della
finanziaria di tagli, da parte del parlamento di Atene, abbiamo chiesto al
giornalista e scrittore Christos Ikonòmou, di descrivere la situazione che sta
attraversando la Grecia e di provare a gettare uno sguardo oltre l’immediata
attualità.
«La Grecia, da sola, non ce la può fare, tocca ai potenti dell’Europa”, sottolinea
Ikonòmou, notista politico del quotidiano “Ethnos” ed autore del libro di
racconti “Vedrai, qualcosa capiterà”, edito in Italia da Editori Internazionali
Riuniti.
Dopo l’approvazione delle nuove misure di austerità, l’interesse si concentra
sulla tranche di aiuti da 30,5 miliardi di euro e sulla possibile dilazione
biennale del programma di austerità. Ma la società greca, è ancora in grado di
resistere? «La società greca, negli ultimi tre anni, ha subìto di tutto. Soffre
a causa dell’ austerità, dalla tremenda incapacità della leadership politica,
dalla sfrontatezza e al contempo dalla viltà di chi è economicamente forte.
Chiedono al popolo di fare nuovi sacrifici, mente loro hanno portato i loro
soldi all’estero. E la società greca si trova a dover affrontare anche gli
incubi che essa stessa ha generato. Mi riferisco, ovviamente, al fatto che alle
elezioni di giugno,cinquecentomila persone hanno votato il partito neonazista
di Alba Dorata. Una miscela che è, ovviamente, esplosiva».
Di Teodoro Andreadis Synghellakis (17 novembre 2012)
Qualcosa capiterà, vedrai
Ikonomou Christos
Editori Riuniti
Descrizione
Ambientati nei quartieri popolari del Pireo (Keratsini, Nìkea, Kamìnia,
Drapetsona), zona calda della Grecia di oggi, i racconti di Ikonomou hanno per
filo conduttore la povertà: di oggetti, sentimenti, comunicazione, e anche di
reazione; i loro protagonisti sono uomini e donne costretti a misurarsi con le
difficoltà della crisi economica, le cui vite si dipanano sul filo della mera
sopravvivenza, della disoccupazione e dell'insicurezza. Storie di persone che
Ikonomou porta alla luce per auscultarne il cuore, persone impaurite e
accompagnate a ogni passo dall'ansia di bollette e pagamenti; storie di sogni
che si sciolgono come cubetti di ghiaccio, di banche che si impadroniscono di
case e di case che prendono fuoco. Ma soprattutto ritratti di un'umanità
vibrante alle prese con lo sforzo di vivere, stando dentro gli eventi,
inventando storie, dileguandosi nei ricordi e nella nostalgia; con il desiderio
di incontrare qualcuno a cui dare e darsi; con la difficoltà di dire tutto ciò
che hanno dentro e il timore che un giorno, a furia di silenzi, anche i
sentimenti, insieme alle parole, si dissolveranno; storie di amanti che parlano
al buio, sottovoce; di amanti che si incollano le mani con il bostik pur di non
separarsi; di uomini che attraversano i confini incustoditi dei corpi femminili
come soldati invasori e di violini che si schiantano al suolo; ma anche storie
di persone che hanno accettato compromessi, che si portano dentro segreti e
peccati inconfessabili.
La povertà maligna, oscena, senza vergogna visita un'umanità sempre più simile
a un aquilone senz'ali, come cantava Mikis Theodorakis: la working class della
Grecia contemporanea che sta perdendo tutto e sopra a tutto le antiche
certezzeSei anni di recessione, rivelano anche le vene più profonde del vivere
quotidiano. Atene è triste, nei volti si legge l'ansia, la Grecia è in
ginocchio. Ikonomou lo racconta dal basso, dalle taverne alle stanze delle
famiglie degradate, dei rapporti di coppia intrisi di dolore, al crescente
consumo di alcol. Ikonomou rende bene questa atmosfera, è utile a tutti noi.
Una lettura a tratti spigolosa, che rende il suono dell'inquietudine. Non un
sorriso. Manca del tutto. Vivendo in questa città ci si accorge quanto questo
libro descriva la verità. C'è una classe di cittadini che paga il conto per tutti,
mentre un'altra classe, che qui non appare, ma che c'è, non è toccata dalla
crisi.
Christos Ikonomou, giornalista e scrittore ateniese, affronta la
crisi greca in sedici racconti appena tradotti da Alberto Gabrieli per Editori
Riuniti. Il titolo è bello e lapidario: Qualcosa capiterà, vedrai. Sospese tra
le sirene dei ricordi e speranze labili come cubetti di ghiaccio, le vicende
sono ambientate nel quartiere operaio di Nikea e saldamente ancorate a un
presente tutto anima e sangue: disperazione, precarietà, incertezza.
Niente spread, default, Grexit, vocabolario che non serve a una classe media
sull'orlo del collasso e della depressione. Ikonomou ci sbatte in faccia una
società preda del cannibalismo sociale. "Tra diecimila anni da adesso ciò
che sta accadendo sarà probabilmente una fiaba". Forse, ma ora di fronte
alla scure della crisi che falcidia ogni sicurezza il canto dolente dei
diseredati sale tra i vicoli a esorcizzare il vero nemico, il peggiore, il più
subdolo e coriaceo: la paura.
Il coraggio non è solo sopravvivere alle bollette da pagare, agli sfratti alla
disoccupazione ai diritti negati alle tasse alle morti bianche e ai
licenziamenti. Il coraggio è, soprattutto, non perdere il sogno. A costo di
incollarsi la mano col bostik come fanno i due amanti nel racconto che dà il
titolo al libro. O di passare le notti sul marciapiede a vegliare sul quartiere
insieme ai gatti, come il giovane Mao. Oppure di improvvisare sit in notturni
davanti all'ambulatorio che non dà più le medicine, come i pensionati
dell'amaro Le cose che si portavano appresso.
In letteratura, ha detto il grande poeta Odisseas Elitis, le verità esistono
solo a seconda di come vengono dette. Sebbene agli antipodi della narrazione
"magica" di Zyranna Zateli, che nella recente saga Ultima venne la
morte rivisita il mondo artigiano e contadino della Grecia anni '50, come la
grande scrittrice anche Christos Ikonomou recupera il valore e la portata
archetipica dell'epica greca. Con realismo crudo ma senza ostentazione,
introspezione acuta ma a pennellate leggere, carica politica velata di
disillusione. Più semplicemente, dipinge la fatica del vivere, qui e ora.
Il blues dei proletari del Pireo diviene così laboratorio di una lingua
concreta, fisica, sensuale, dal registro brillante e imprevedibile. Si ispira
alle cadenze del parlato, agli idiomi popolari, allo slang ma anche a forme
riprese dalla lingua classica e letteraria. Ci sono squarci onirici, flussi di
coscienza e un lessico minimale quando non addirittura brutale, esperimenti epistolari,
toccanti rivisitazioni di fiabe come quella del Soldatino di piombo.
Vittime senza vittimismo, ecco i nuovi eroi della cultura ellenica colti
nell'attimo in cui, "pieni di un incredibile vuoto", sembrano sul
punto di crollare o forse di riscoprire le radici della propria umanità. A due
passi dall'Egeo, leggiamo le gesta dei nostri vecchi fratelli con sgomento e
inquietudine. Ebbene sì, potremmo essere noi. Come recita un verso del poeta
Michalis Ganàs, "se ti girassi / vedresti l'altra metà del mondo".
di Michele Lauro
In : βιβλία - εκδόσεις (libri - edizioni)
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