Ανάπλαση της Ρόδου μέσω… Ιταλίας

Συνεργασία με την πόλη Alto Adige της Ιταλίας θα ξεκινήσει η Περιφέρεια Νοτίου Αιγαίου μετά το ενδιαφέρον που επέδειξαν οι κάτοικοί της καθώς οι πρόγονοί τους μεταφέρθηκαν στο παρελθόν στη Ρόδο και δημιούργησαν την περιοχή από το Παραδείσι μέχρι τον Προφήτη Ηλία.
Όπως δήλωσε χθες ο Περιφερειάρχης Νοτίου Αιγαίου Γιάννης Μαχαιρίδης, μετά από την τηλεφωνική επικοινωνία που είχε με τον Δήμαρχο της Ιταλικής πόλης, ένα γκρουπ από 50 κατοίκους της επιθυμεί να επισκεφτεί τη Ρόδο τον προσεχή Σεπτέμβριο. Στο γκρουπ αυτό θα συμμετέχουν και επιστήμονες διαφόρων ειδικοτήτων όπως είναι πολιτικοί μηχανικοί, οικονομολόγοι και δασολόγοι προκειμένου να συντάξουν μελέτες για την ανάπλαση της περιοχής του Παραδεισίου και του δασικού πλούτου του νησιού.
Μάλιστα προτίθενται να συμβάλουν ώστε τα έργα που θα προτείνουν να χρηματοδοτηθούν από διάφορα ευρωπαϊκά προγράμματα. Ήδη ο κ. Μαχαιρίδης έχει στα χέρια του το βιβλίο που εξέδωσαν με τίτλο:«Οι άνθρωποι του ξύλου στο νησί της Ρόδου» και στο οποίο υπάρχουν φωτογραφίες εκείνης της περιόδου από το 1935-1947.
«Στην πόλη Αlto Adige της Ιταλίας κατοικούν οι απόγονοι όσων μεταφέρθηκαν στη Ρόδο και δημιούργησαν την περιοχή από το Παραδείσι μέχρι τον Προφήτη Ηλία. Ο Δήμαρχος της Ιταλικής πόλης με τον οποίο επικοινώνησα τηλεφωνικά μου έκανε γνωστό ότι κάτοικοι της επιθυμούν να επισκεφτούν την περιοχή της Ρόδου την οποία κατασκεύασαν οι παππούδες και οι πατεράδες τους. Θέλουν να ξαναγυρίσουν στη Ρόδο και να αναδείξουν την περιοχή του Παραδεισίου έτσι όπως την είχαν φανταστεί οι πρόγονοι τους», τόνισε ο κ. Μαχαιρίδης και πρόσθεσε τα εξής:
«Στη Ρόδο θα έρθει τον Σεπτέμβριο ένα γκρουπ από 50 επιστήμονες όλων των ειδικοτήτων που θα μελετήσουν την περιοχή και θέλουν να χρηματοδοτήσουν την κατασκευή έργων. Θέλουν να μας βοηθήσουν να αξιοποιήσουμε τα δάση του νησιού. Για τα κτίρια της Ελεούσας προτείνουν να δημιουργηθεί ένα μουσείο ξύλου» .

Πηγή: proodos

 


 
FIEMMESI A RODI: LA DIRETTRICE DELL’ARCHIVIO DEL DODECANESO A CAVALESE PER RACCONTARNE LA STORIA

 

GIUGNO 2013

Si intensifica il rapporto tra Fiemme e Rodi: dopo il libro e ildocumentario sulla storia dell’emigrazione di un gruppo di valligiani sull’isola greca, le vicende del villaggio di Campochiaro sono state al centro della cerimonia di accoglienza della direttrice dell’archivio di Stato del Dodecaneso, Irene Tolios. Ad invitarla è stato lo stesso presidente della Comunità Territoriale della Valle di Fiemme che crede fortemente in questo progetto di raccolta diffusione di una parte della storia fiemmese. Nel libro “Gli uomini del legno sull’isola delle rose” il giornalista Renzo Maria Grosselli ha ricostruito un episodio poco noto delle vicende coloniali italiane: la storia del paese di Campochiaro, che oggi si chiama ‘’Eleoussa’’.
Riportiamo un estratto del discorso che Irene Tolios ha tenuto lo scorso 14 giungno a Cavalese, riassumendo le vicende dell’epoca.
“Durante l’amministrazione dei governatori Mario Lago e Cesare Maria de Vecchi, il fascismo elaborò un programma di immigrazione metropolitana e colonizzazione del Dodecaneso con la creazione di villaggi rurali, abitati principalmente da italiani. Ogni villaggio era stato progettato per essere autosufficiente: era perciò dotato di tutte le infrastrutture necessarie alla vita quotidiana degli anni
Trenta: chiesa, scuola, uffici comunali, stazione di polizia, clinica, negozi e edifici per le attività agricole e industriali, molti dei quali esistono ancora oggi, anche se abbandonati. La particolarità del paese di Campochiaro, sorto su un terreno che fino al 1935 apparteneva al monastero Coshcinisti, era che non si trattava di un villaggio agricolo, ma forestale. A partire dalla seconda metà degli anni Venti, Il governo coloniale delle Isole dell’Egeo aveva sviluppato un ampio programma di riforestazione dell’isola. Con ciò si voleva promuovere sia la protezione del suolo che, anche a causa del disinteresse dell’amministrazione ottomana per i boschi, era andato incontro a un vero e proprio dissesto idrogeologico, sia incrementare la produzione di legname, un materiale necessario per il vasto programma di edilizia pubblica previsto per la città di Rodi. Per questo motivo, iI governo locale fece cercare in Italia dei boscaioli esperti e, su proposta di Mussolini, intere famiglie provenienti dal Trentino e dall’Alto Adige furono invitate a trasferirsi nelle isole del Dodecaneso. Questi boscaioli, oltre ad introdurre sistemi di sfruttamento del bosco più razionali, erano anche degli ottimi artigiani.
La loro abilità è testimoniata ancora oggi dalle ammirevoli opere lignee che si incontrano nelle case e negli edifici pubblici di Rodi.
Per quanto riguarda la costruzione del villaggio rurale, i negoziati per l’esproprio dei terreni ecclesiastici furono assegnati alla Direzione delle Politiche Agricole e Forestali. Tali contrattazioni furono talmente complicate che fu necessaria una trattativa diretta tra il governatore Mario Lago e il Metropolita di Rodi per giungere ad un accordo.
Nell’archivio di Rodi sono ancora conservate le carte che testimoniano i reclami del clero di Apollona contro tale decisione. Il progetto del villaggio forestale fu affidato nel 1935 agli architetti Amedeo Bernabiti e Rodolfo Petracco, che avevano già eseguito numerosi progetti pubblici a Rodi. Nel novembre del 1936 nel paese abitavano già 180 persone, suddivise in 30 famiglie, che vivevano in 50 case, affittate per un prezzo simbolico di 20 lire italiane al mese. La maggior parte della popolazione maschile del paese lavorava come taglialegna.
Nel 1937 Cesare Maria De Vecchi sancì la nascita di Campochiaro fondando il Comune autonomo.
Nonostante la storiografia italiana abbia approfondito poco la questione del colonialismo nelle isole dell’Egeo, la storia di Campochiaro è nota nella letteratura scientifica grazie al lavoro di Simona Martinoli e Eliana Perotti (La storia architettonica del paese), e, grazie ai lavori di Marcella Arca Petrucci, di Virginia Aloi e di Filippo Espinoza, sappiamo qualcosa della storia amministrativa del villaggio. Mancavano, però, le voci di quelli che furono i principali protagonisti di questa vicenda: gli abitanti. Il libro di Grosselli che, pur non avendo consultato gi archivi greci, si avvale di un’ottima bibliografia, è importante perché ha il merito di colmare questa lacuna. Seguendo un metodo di ricerca innovativo, quello della storia orale, Grosselli, primo e per ora unico autore italiano, ci riporta la voce di coloro che spinti dalla povertà o dal desiderio di avventura, tentarono di fare fortuna sull’Isola delle Rose”.

Πηγή: comprensoriovaldifiemme